INDUZIONE ALL'EMIGRAZIONE

100 KM DI RABBIA E DI PASSIONE

 di Antonio Forcillo

Questa non è una storia inventata, ma ciò che è accaduto realmente una settimana fa, esattamente il 26 e 27 luglio 2010.

Partenza alla mattina, alle sette in punto, dal piazzale antistante l’ospedale di Tinchi di Pisticci (MT); destinazione Potenza.

Poco più di 100 km a piedi, sulla superstrada Basentana, in marcia serrata per il Consiglio Regionale straordinario che doveva decidere sulle sorti dell’Ospedale metapontino.

Venti temerari, semplici cittadini non dipendenti né di asl né dell’ospedale, che si sono cimentati in un’impresa memorabile, quasi impossibile.

Ma non siamo all’inizio della storia, in quanto già da più di un mese, esattamente dal primo luglio, un altro gruppo di cittadini è asserragliato sul tetto più alto di quell’ospedale che si è deciso di chiudere. 

Insieme ai più giovani che si alternano nei turni massacranti di presidio continuo, per giorno e notte, alcuni autentici frammenti di storia vivente.

Uno di loro, 86 anni, ex compagno di brandina in carcere di Rocco Scotellaro ai tempi delle lotte contadine, e amico di Carlo Levi.

Quello di Tinchi è un ospedale distrettuale importantissimo; ha servito egregiamente per trent’anni 50.000 cittadini d’inverno che d’estate diventano più di 300.000, che si sono visti privare improvvisamente di quell’ultimo bene residuo, essenziale per la sopravvivenza di una vasta comunità, quella metapontina.

Qualcuno penserà che è colpa di Tremonti, dei tagli alla sanità del Governo Berlusconi…

Niente di tutto ciò!

La chiusura di quell’ospedale, vanto di tutta la Basilicata per l’ottima valenza del suo personale e dei suoi conti economici, fa parte di una strategia criminale di lungo corso che vuole indurre all’emigrazione forzata le popolazioni d’origine di questi territori, dopo che un’altra emigrazione di massa, nei decenni scorsi, le ha già pesantemente decimate.

Induzione forzata all’emigrazione in un territorio ricchissimo e rigoglioso, sicuramente il più ricco d’Europa per gli enormi giacimenti di petrolio e gas naturale qui presenti.

D’altronde, l’individuazione del sito unico delle scorie di Scanzano Jonico, distante da Tinchi meno di 15 km, già qualche anno fa sarebbe servito proprio a questo.

Abbiamo percorso i 100 km in 27 ore esatte, arrivando davanti al palazzo delle Regione stremati, alle 10 in punto del giorno dopo, sdraiandoci per terra con i piedi doloranti e roventi per le bolle e il sudore.

Un vero e proprio record, ha gridato qualcuno con il suo ultimo barlume di forza.

Alle otto di sera, dopo un’interminabile giornata di attesa spasmodica davanti al Palazzo, sotto il sole cocente e due terribili acquazzoni beccati in pieno, la maggioranza di governo lucano ha bocciato entrambe le uniche due mozioni previste, che avrebbero restituito almeno in parte i servizi e i reparti sottratti all’Ospedale di Tinchi.

Ha, cioè, deciso di non decidere; nella costanza di una consuetudine efferata e aberrante.

Quella di Basilicata, a maggioranza PD, è sicuramente l’ultima énclave o roccaforte di una sinistra dittatoriale e sanguinaria, che riesce a impedire ai sindacati e ai lavoratori di poter partecipare, alla magistratura di indagare, alle televisioni e ai giornali nazionali di trasmettere…

Con un fil di voce e di nascosto, per paura delle feroci epurazioni e ritorsioni diffuse e qui all’ordine del giorno, molti cittadini cominciano a osare dove non hanno mai osato…

Iniziano cioè a paragonare questo regime repressivo a una vera e propria reincarnazione già compiuta:   quella di CEAUSESCU!

Tinchi, 2 agosto 2010  

Antonio Forcillo

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